Mario Romani (Milano 1917-1975), cresciuto nell’Unione dei giovani di Azione cattolica della parrocchia di S. Pietro in Sala, Partecipò dunque intensamente alla vita universitaria iscrivendosi alla facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica del S. Cuore. Collaboratore, fin dal 1939, della “Rivista internazionale di scienze sociali”, grazie a Francesco Vito e Amintore Fanfani. Conseguita la laurea in economia e commercio nel maggio del 1941, pubblicò la tesi La distribuzione geografica dei fenomeni economici nell’Impero romano e fu chiamato all’UCSC come assistente volontario nell’ambito della storia economica. Prese parte al gruppo di docenti universitari cui la Chiesa affidò la formazione civile dei cattolici in vista dell’Assemblea costituente. Dal 1949 nel consiglio nazionale della Democrazia cristiana (DC), il suo approccio richiamò l’attenzione di Giulio Pastore, che richiese ad Agostino Gemelli la collaborazione del giovane studioso. All’inizio del 1950 il rettore dell’UCSC assicurò che il ‘suo’ docente avrebbe partecipato alla costituzione di un ufficio studi della nuova organizzazione che stava sorgendo dall’unificazione dei «sindacati liberi», purché potesse continuare la ricerca e stabilizzare la sua posizione accademica. Costituita la Confederazione italiana sindacati lavoratori (CISL), infatti, promosse la cultura di un «sindacato nuovo» nell’esperienza italiana, superando concezioni che da inizio Novecento subordinavano i sindacati ai partiti politici e alle istituzioni statali. Nella DC si distinse dalle posizioni che nel 1951 portarono Giuseppe Dossetti a ritirarsi dalla vita politica, senza peraltro entrare nella corrente di Amintore Fanfani; piuttosto partecipò al gruppo di Forze sociali, attivo tra il 1952 e il 1957, per dar voce nel partito all’elaborazione della CISL. Ottenuta nel 1959 la cattedra di storia economica e fondato l’Istituto di storia economica e sociale all’UCSC, continuò ad alimentare l’elaborazione culturale del movimento sindacale. Membro del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) fin dal suo insediamento, ritenne che le parti sociali dovessero partecipare per altre vie a processi di consultazione e di decisione in materie socio-economiche. Impegnato in qualità di prorettore dell’UCSC a riformare l’università di fronte alla crisi sociale emersa con la contestazione giovanile, convinto che essere cattolici non fosse una «adesione a sistemi di conoscenza particolari, quanto invece ragione di vita», continuò a essere un punto di riferimento per l’importante minoranza della CISL costituitasi nel marzo del 1971 e, più in generale, per la cultura sociale italiana, assumendo la presidenza della Fondazione Giulio Pastore, sorta nello stesso anno. A lui si rivolse ancora all’inizio del 1975 la stessa DC nel programmare l’avvio del nascente Istituto di studi superiori Alcide De Gasperi. (Fonte: Treccani)